• Recensioni

Attività Espositiva
Personali e Collettive piu significative

2001
CORTONA (Ar) – Galleria “Signorelli”
Galleria Severini” Palazzo Ferretti
PERUGIA Galleria “Puma Girasole”  Galleria “Joan Miro” via Settevalli
Galleria “Joan Miro 2” via Konazzi
CAMUCIA (Ar) – Galleria “L’Acquerello” Passignano sul Trasimeno (Pg),
Galleria “Tarpi” Kiblioteca Comunale
ASSISI (Pg) – S. Maria delle Rose
SPELLO (Pg) – Infiorata “Corpus Domini”
CASTIGLION FIORENTINO (Ar) – Cassero
MARSCIANO (Pg) – Biblioteca Comunale
FERRARA – Galleria “Alba”
CORCIANO (Pg) – “Agosto Corcianese”. Mostra Personate

2002
RICCIONE (Rn) – Savioli Arte
MONTECARLO (Principato di Monaco) – Le Metropole Palace
RIMINI – Galleria “Malatestiana”. Esposizione Permanente
CORTONA (Ar) – Galleria “Nazionale”. Esposizione Permanente
LEVANTO (Sp) – Galleria “II Mercadante”. Esposizione Permanente
COLLAZZONE (Pg) – “Concorso espressioni”. 3° classificato
CORCIANO (Pg) – “Agosto Corcianese”. Mostra Personale
CORTONA (Ar) – Galleria “Signorelli”. Mostra Personale
TORGIANO (Pg) -”II Corimbo.’1° Concorso Arti Visive’ “. Finalista segnalato
TORGIANO (Pg) – Manifestazione “I Vinarelli”. Mostra Personale
ASSISI (Pg) – Galleria “Le Logge”. Mostra Collettiva
GUALDO CATTANEO (Pg) – “Premio Arte”. Mostra Collettiva
MONTE SAN SAVINO (Ar) – “Galleria II Cassero”. Mostra Collettiva
PERUGIA – “Corimboinmostra”. Mostra Collettiva
MONTE SAN GIUSTO (Me) – “Concorso Internazionale di Pittura”.
Vincitore Trofeo Banca delle Marche
GUALDO TADINO (Pg) – “Concorso Nazionale di Pittura. Arte e Tecnologia”.
ROMA – “3’ Quadriennale/Omaggio alia Città di Roma* “. 1° Premio speciale pittura
VIAREGGIO (Lu) – “Rassegna d’Arte Natale in Versilia”. 1° Premio pittura
2003
BASTIA (Pg) – “New Food Express”.
ASSISI (Pg) – Galleria “Le Logge”.
BOLSENA (Vt) -”Colori del lago di Bolsena”. I ° Premio medaglia d’oro
CASTIGLIONE DEL LAGO (Pg) – Palazzo della Corgna. II Concorso arti visive”il Corimbo” 10° classificato
CASTIGLIONE DEL LAGO (Pg) – Palazzo della Corgna. Mostra Personale
ASSISI (Pg) – “Artistica Piedicolle”
CORCIANO (Pg) – “Agosto Corcianese”.
TORGIANO (Pg) – “I Vinarelli”.
SAN MARINO – “Omaggio a San Marino”. Grand Hotel. 1° Premio medaglia d’oro
TORINO – Galleria “Artincontri”. Collettiva
PADOVA – Arte 2003
SANREMO – Centro d’arte e cultura “La Tavolozza”. 11° Festival Internazionale della pittura contemporanea. 4° classificato
CORTONA (Pg) – II° Rassegna d’arte e letteratura “Omaggio a Cortona”. 1° Premio pittura

 

 

2004

PERUGIA – “Caffè di Perugia”. Mostra Personale
S.MARIA DEGLI ANGELI (Pg) – “Ristorante Tavola Rotonda”.
S.MARIA DEGLI ANGELI (Pg) – Galleria “Capitano del Perdono”.
Medaglia d’oro 12° Festival di Sanremo
SANREMO – “Villa Ormond”. Mostra Personale
CORCIANO – III Concorso arti visive “il Corimbo”. 4° Premio Agosto  Corcianese
TORGIANO (Pg) – “I Vinarelli”.
GUBBIO – Taverna dei Capitano – Collettiva
CITTÀ DI CASTELLO – Caffè di Piazza Fanti – Mostra personale
SAN FAUSTINO . Galleria Ciacci – Collettiva

2005
ASSISI (Pg) – Le Logge
CORTONA (AR) – “Omaggio alla città di Cortona” 1° Premio assoluto
ROMA – A.I.A.M. Sala Ouverture – 28° edizione Trofeo “Medusa Aurea” – 5° classificato
RIVIERA APUANA – “11° Rassegna d’Arte” – 1° premio Medaglia d’oro
RIESE PIO X (Tv) – Centro espostivo Barchessa Zorzi

2007
CASTIGLIONE DEL LAGO – Palazzo della Corgna, Piano Nobile

2008
FIRENZE – Galleria centro Storico – Mostra “Europa”
SANGEMINI (Tr) – Spazio espositivo d’arte
PERUGIA – Nadia’s Gallery
TARQUINIA – Chiesa Santa Maria in Castello

2009

CITTÀ DELLA PIEVE (Pg) – Palazzo della Corgna
PERUGIA – Rocca Paolina
ASCIANO (Si) – Scuderie del Granduca
PADOVA – I° edizione del premio “Giotto” – 2° classificato

2010
CASERTA – La Reggia – “Arcaisti in Tour”
BARI – Sale della Camera di Commercio – “Arcaisti in Tour”
CETONA – Centro Espositivo SS.Annunziata

2011
Carrara – Giorni d’Arte – Centro Fieristico
FORTE DEI MARMI – Arteforte 2011. Fiera d’Arte Moderna e Contemporanea.

In permanenza

Studio  d’Arte – Passignano sul Trasimeno – Piazza Aldo Moro 13
Tel  075 827088 – Cell 328 7141401
siti web: www.irogoretti.it  – e mail: info@irogoretti.it

Riese Pio IX - Barchessa - Zorzi

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La differenza che si riscontra tra Iro Goretti e un suo quadro è la stessa che c’è fra la Parola e il Pensiero. Iro è reale: le sue mani manovrano fisicamente i pennelli, spalmano il colore, costruiscono architetture sulle tavole levigate, preparate per accogliere ogni singolo filo d’erba, ogni fiore.
E’ la Parola.
Ma quando il quadro è finito, diventa qualcosa di più: trascende, sale di livello: è come se appartenesse ormai ad un universo parallelo dove i significati sono di un’altra dimensione per rivelare un superiore universo di senso.
E’ il Pensiero.
E il pensiero non è effetto, non è risultato: il pensiero è causa.  Ogni suo quadro in fondo diventa un archetipo, ma non del suo genere: del suo significato.

La natura è la Parola, il quadro il Pensiero. I suoi fiori, i fili d’erba, non raccontano la natura: la rivelano.  La causano. A voler essere blasfemi fino in fondo, la motivano.

Ad un certo punto della sua vita, Iro Goretti osserva un filo d’erba, e capisce che dietro quel singolo stelo c’è un progetto.  Ma non è un progetto della natura, perché la natura è il complesso dei fili d’erba, ma la sua stessa motivazione.  Il progetto del filo d’erba è lo stesso progetto della vita, e quindi fa parte del Pensiero Creativo.
Questo è il grande regalo che ci fa una certa qualità di arte.
Iro si guarda intorno e riesce a scorgere dove la Creazione esalta sé stessa, con quella luce diversa che distingue un angolo di natura.
E poi ce la racconta.
L’apparente effetto quindi si manifesta causa per chi sa e vuole capirlo.  Per chi invece non la comprende non ha importanza: resta comunque colpito dalla bellezza e sa di poter godere di qualche momento privilegiato rispetto alla ineluttabile normalità del quotidiano.

Luciano Festuccia

‘Dal libro : Iro Goretti. Tutti i colori del vento – Edizioni Duca della Corgna’

Adriano Cioci

Radure, dove l’uomo sembra essere solo un ricordo.Nemmeno i sentieri di terra, segnati da lontani passaggi di carri, alzano la polverosa sabbia. Come se nugoli d’oblio avessero iniziato a danzare, spandendo folate di silenzio. Anche il vento appare muto e cristallizzato, quasi attonito, in attesa di un mistero da schiudere. Eppure il paesaggio è impregnato di sussurri, di piccole anime, di infiorescenze, di fili d’erba incurvati nell’attesa di una presenza che restituisca i movimenti. La forza della natura e di chi la sa cantare. Iro Goretti è riuscito a darci l’illusione di una clessidra senza tempo. I suoi insieme sono farfalle dalle ali variopinte, stagliate in un cielo dove i vapori sono appena accennati, simili a stelle che brillano e pulsano senza mai cadere. In questo gioco di perfetto equilibrio, di immutabile sensazione di vuoto, anche gli alberi sembrano aver ceduto al loro desiderio di intransigenza. Diventano testimoni di attese, dopo che i loro respiri avevano lasciato lo spazio ai sussulti, alle velleità di giungere al cielo, agli spasmi che generarono fronde copiose. Le cortecce accompagnano quei corpi che alludono a contorsioni ataviche, quasi ad una tracimante esplosione di vita. Che verrà a rassicurare non solo stelle e farfalle, ma a rianimare persino i più esili fili d’erba e a farli flettere, insieme e dissonanti, restituendo al gioco delle parti sensazioni di nostalgie. E allora anche gli odori, insieme al vento, riprenderanno a danzare e a stordirci, ricordandoci che quelle radure, immote e appese ad un filo di speranza, altro non sono che ansia di vivere. E di quell’ansia Goretti ce ne ha restituito gli attimi.

Angelo Veneziani

L’anima di Iro Goretti galleggia sul lago e giorno dopo giorno gli grida il suo amore. Nelle tele confessa la sua tenera simbiosi con la natura che intorno si posa e lo fa con uno stile pittorico inconfondibile e riconoscibile. La punta del suo pennello solca la tela con sottilissimi tratti e diviene matita che narra la quotidiana storia della natura e del lago, ove l’assenza dell’uomo rende maiuscolo il silenzio che fruga tra i prati, le case e i fiori e alza la voce del vento che muove arbusti, alberi, cieli e perfino i colori. E cosi che tutti i suoi quadri, nella loro trasparenza e limpidezza si travestono, per noi viandanti affrettati, in terapeutiche poesie d’amore.

Luciano Lepri

Ha scritto Giacomo Balla: “l’Arte pura è nell’assoluto realismo, senza del quale ricade in forme decorative ornamentali. La realtà nuda e sana che attraverso la spontanea sensibilità dell’artista è sempre infinitamente nuova e convincente”.Come non ricordare questa affermazione del grande pittore torinese nel guardare i dipinti di Iro Goretti il quale, dopo essersi preso due “anni sabbatici, è tornato a dipingere dandoci della realtà una visione reale – sembra di toccarli i suoi fiori, i fili d’erba, gli alberi verdi o ingialliti dall’avanzare dell’autunno – resa però “nuova e convincente” dalla sua sensibilità e dal suo gusto raffinato ed intenso. Le sue opere, specialmente quelle originali e preziose dove in un fondo nero fa esplodere rigogli di fiori ed erba in un fuoco d’artificio di magica effusione di energia cromatica, le sue opere, dicevo, colpiscono l’osservatore per il loro taglio, per i loro colori dove, a tratti, il realismo si traduce in termini di favola così che le sue immagini appaiono più libere, più liriche e, perché no, anche un po’ misteriose con quei prati, quei paesaggi, quei fiori semplici e delicati che è come se partecipassero del destino di una favola che, certo, trae origine dalle feconde miniere della memoria di Iro Goretti. Ma i suoi lavori danno anche la sensazione di essere delle raffigurazioni di impressioni come se il pittore di Passignano passeggiando in quei campi, tra quei boschi, in quelle brughiere, le avesse puntualmente annotate, taccuino alla mano, per non perderne la perfezione, per non dimenticarne la vitale freschezza.
Sono quadri, questi di Goretti, capaci di suscitare poetiche emozioni, ma che contrariamente a ciò che contraddistingue l’emozione poetica, vale a dire l’ineffabile, il sensibile, l’indeterminabile, si danno come emozioni concentrate, puntuali e sicure, si pongono come annotazioni sincere di un istante colto nella sua eccezionalità e soprattutto nel suo silente narrare.
In sostanza Iro Goretti è, dunque, un pittore autonomo che va per la sua strada seguendo il filo delle sue immagini e del suo sentire, perche, in fondo, e questa l’unica cosa che gli sta a cuore: il sentirsi vivo nella propria vocazione di dipingere.

Monica Paracucco

…Le immagini che Goretti rappresenta si presentano in fase di materializzazione in un magma policromatico come se fossero state colte su fatto di nascere nel colore e nella mente. Ci comunicano cosi il segreto della “nascita” e possono apparire come ricordi che stanno per essere recuperati dal nulla. II lettore vede le immagini, vede gli spazi e sente che forse le aveva dentro di sé. Tutto intorno e dentro le figure stesse s’accendono, gli alberi si alzano verso il cielo con la forza ed il vigore della natura e si stemperano nel tenue mescolarsi di toni e di luci.La tematica del pittore è affascinante. L’argomento privilegiato è il paesaggio lacustre che richiama alla memoria l’unione inscindibile tra la terra e l’acqua. Questa tematica attraverso le rappresentazioni pittoriche dell’Artista esulano dalla semplice raffigurazione e trasportano l’osservatore verso il  ricordo della percezione dell’ambiente uterino, di quella memoria che si imprime nel grembo materno e che si ritrova nelle chiare tonalità scelte dall’artista per le sue tele.Nelle sue tele viene rappresentata non solo la natura ma il suo divenire conoscenza umana e così il vigore del paesaggio assume la forza della dolcezza per superare la semplice materia ed approdare nei silenzi significanti della luce.
II lettore si ritrova cosi trasportato nella solitudine della concentrazione, come se fosse immerso in un’atmosfera nella quale il bello si sublima nel Mistero Divino. E così il configurarsi delle rappresentazioni è in realtà una preforma, uno stato larvale, un’ipotesi poetica di sensazioni conoscitive e di percezione metafisiche che attinge al nostro inconscio evitando le vie obbligate dell’intelletto.

Giovanni Zavarella

A Passignano, là dove le acque del Lago Trasimeno lambiscono le basse rive che s’arrampicano dolcemente verso le colline punteggiate di verdi ulivi e di querce sempre verdi, vive ed opera il pittore Iro Goretti.Nella serenità di un luogo prediletto dai giovani teutonici nascono tavolozze che mentre rimandano alla lezione dei Maestri, dall’altro propongono un taglio di paesaggio distinto da distese di eriche esteticamente arruffate, poeticamente bagnate da affannati ruscelli che sembrano scorrere nell’immaginario di un Eden fantastico.La visualizzazione di immensi campi di erbe pettinate da zeffiri sereni che inclinano delicatamente perfino le chiome scapigliate di contorti ulivi, offrono sensazioni di gioia visiva e forti emozioni che conducono l’osservatore in uno stato di benessere e in una condizione di felice simbiosi con gli splendidi ricami di rossi papaveri in armonia lirica.Non di rado l’esito a cui perviene l’artista del Lago ci immerge in spazi panici e in silenzi valoriali che aiutano l’uomo a vivere il suo tempo esistenziale e a percepire, grazie all’anticipazione di bellezza, una dimensione della speranza e del divenire.E poi ci sono le trasfigurazioni liriche di sobrie e delicate esplosioni floreali che sembrano insorgere da una squisita sensibilità per corporeizzare una “captatio benevolentiae”, soprattutto della galassia femminile che si trova espressa tutta la propria esigenza di una bellezza di “dentelle” e “broderie”, disegnate sul mantile naturale con un composto taglio cromatico che rifiuta la consistenza e la matericità. Goretti che non si lascia irretire più di tanto dall’orizzonte del Lago Trasimeno che invoca il padre Tirreno,volge la sua attenzione alla natura circostante e l’ausculta con commossa attenzione per osservare “a bouche bée” i dolci sentieri che portano al cielo.La cifra pittorica di Iro Goretti, che può vantare la non contaminazione accademica, deve essere considerata per la sua matrice spontanea e non per la sua risultanza effettiva, originale, senza per questo voler sostenere che non possano essere rintracciate nelle sue belle “performances” rimandi all’impressionismo e al “tachisme”.Ma esse appartengono al suo vissuto autonomo e libero. Perché Iro Goretti e un pittore-poeta del paesaggio umbro nell’eccezione trasfigurata di una realtà che rimanda al sogno. Dove ciascuno di noi scompone la realtà delle luci e delle ombre, per comporsi la propria realtà fantastica dove lenire le fatiche del quotidiano.

Maria Lucchi

Realismo e intimismo si fondono in dipinti che hanno la luce di colori bene accordati e sempre nuovi, perche la vita, che rispetta la categoria della continuity, e una vicenda che trascorre nel cambiamento. Iro Goretti si esprime figurativamente con un linguaggio che lo identifica subito per efficacia rappresentativa. Del periodo iniziale, nel quale apparivano echi dei macchiaioli, resta un saldo legame col vero e qualche traccia in certi registri dei colori-luce, colori-ombra. Le ombre non si stendono come stracci, ma hanno il respiro di velature cromatiche. Paesaggi e poi ancora paesaggi. I luoghi sono quelli che lo hanno visto nascere e crescere, dai quali non si allontana, perche sarebbe come abbandonare se stesso. Con essi si identifica, la luce e quella dei suoi occhi e i cieli hanno il suo respiro. Campi, sterpaglie e piante compaiono sulle ribalte delle tele come visioni improvvise, con colori decisi,vien da dire ruvidi, perche quasi più che veritieri. L’attenzione, infatti, insiste sui significati globali, ma questa pittura e descrittiva, specie nei primi piani, anche dei petali e dei fili d’erba. La verità è rispettata e nessun motivo è trascurato. Lo scrupolo del disegno e il vigore cromatico non partecipano a chi guarda, esuberanza e forza, come sarebbe logico pensare. Al contrario, comunicano dolcezza e sospensione poetica.
In questi angoli naturali dell’Umbria sembra che il tempo abbia perduto la sua fretta: le stradine di campagna, i mattini e i meriggi, le nuvole e i silenzi sono quelli di sempre, senza alcun mutamento. E c’e il lago Trasimeno, che rispecchia e concentra il colore del cielo, dove il pensiero plana e si perde in quell’azzurro altare suggestivo della solitudine.I quadri di Iro Goretti raccontano i luoghi, ma soprattutto raccontano di lui. Gli scorci agresti e lacustri hanno le intonazioni delle sue emozioni. Spesso i movimenti della terra ondeggiano verso il lago e sulla proda del presente i fiori rossi possono quasi aprire il quadro. Hanno la voce della sofferenza. Gli occhi corrono all’orizzonte. Dopo l’acqua c’e di nuovo la terra, come un giorno ancora, il domani, come altre epoche. Tutto corre ed è fermo, inafferrabile, desiderato e bello. II tempo passa, il miracolo si consuma. Solo sui quadri le luci non conoscono il tramonto.
Iro Goretti è nato a Tuoro. Vive ed ha lo studio d’arte a Passignano sul Trasimeno. I suoi paesaggi sono realizzati ad olio su tavola. Opere disponibili nel suo studio.

Manrico Testi

Iro Goretti è pervenuto, dopo un percorso coerente e approfondito di evoluzione rappresentativa, a padroneggiare perfettamente strumenti tecnici e aneliti dell’anima consegnandoci quadri di incontestabile seduzione visuale raffiguranti coinvolgenti sinfonie intessute di paesaggi bucolici che posseggono il sapore e le malie del fiabesco, del magico. E in effetti quello che traspare dai suoi quadri e un mondo stupefatto, colorato, sano e fidente, sospeso fra realtà descrittiva e atmosfere surreali, intriso di aromi, di fresche luminosità, di calde cromie, tutto attraversato dal tripudio della carducciana “melodia spiritale di primavera” “su le cime e al piano, per l’aure, pe’ rami, per l’acque”,con le sue case fraternamente unite e avvolte dal caldo abbraccio dell’alma natura”, con lo Zefiro che trascorre sui prati facendo dinamicamente ondeggiare erbe, fiori, biondi campi di spighe punteggiati da rossi papaveri, e vibrare folte fronde e tenere foglioline,gialle ginestre e trinati alberi da frutto in fiore sui quali piove, da cieli di un tenero azzurro percorsi da candidi batuffoli di nuvolette, una luce gioviale, vitalizzante, fresca, serenizzante.
Questo idilliaco, malioso universo campestre, dove tutto è soffice, comprese le pietre che mostrano inusitate, morbide rotondità plastiche, si effonde verso di noi fino a coinvolgerci nel sogno di un animo anelante ad un mondo fragrante di serenità, di pace e di armonia.

Saluto per l’inaugurazione della mostra personale
a Sanremo di Iro Goretti

Sono lieto di partecipare, nella capitale dei fiori, all’inaugurazione della personale del paesaggista Iro Goretti.
Dalle acque del lago Trasimeno al mare Ligure in cui si specchia la riviera dei fiori.
E porgo, con il saluto del “Centro d’Arte e Cultura la Tavolozza”, il centro d’Arte che presiedo e che organizza il Festival Internazionale della Pittura Contemporanea, giunto quest’anno alla XII edizione, anche il saluto del Direttore Responsabile, il dott. Vito Cracas, noto critico -storico d’arte antica e contemporanea molto apprezzato alla cui competente valentia e serietà è affidato da ben dodici anni il compito di presiedere la Giuria della Manifestazione sanremese.

Riporto il suo giudizio critico che il prof. Vito Cracas mi ha affidato per aver visto le sue opere:

“Goretti trasmette i valori colti, nella natura, nei paesaggi lacustri di cui evidenzia il silente e suadente, quasi accattivante, richiamo con idonei cromatismi che fanno vibrare I’animo, facendone percepire l’insita bellezza che induce alla riflessione estetica”.

Ed io concordo con il suo giudizio critico perché Iro Goretti sulle tele, per la padronanza delle tecniche adoperate che usa con molta abilità e secondo il suo estro, esprime forti contrasti della sua rigogliosa terra tentatrice, con le sue bellezze, fino ad indurre l’uomo ad interessarsi ad essa governandola con il suo lavoro, le sue ansie ed i suoi repressi desideri.

La chiarezza del segno, a volte nitido perché delinea le diverse configurazioni, a volte amalgamate nel colore, partecipa delle intense emozioni e fa recepire ed intendere quel messaggio afrodisiaco ed invitante dell’ubertosa natura evidenziata.
Lo scenario naturale sanremese invita a comprendere le tematiche espresse dall’artista in un verismo accattivante, di piacevole e suggestive impatto. Goretti, per quanto possa apparire molto classicheggiante, è un artista polivalente capace di evidenziare nei suoi nascosti messaggi, molto comprensibili, che fa percepire con le elaborate tecniche che usa con molta disinvoltura.
Le sue opere suggeriscono i sogni elaborati dalla fantasia, i ricordi, le speranze, tutti i tanti aspetti della vita en plein air della campagna che caratterizza il lago Trasimeno che ha influito se non determinato la civiltà etrusca.
La sua natura è un libro aperto in cui s’intravedono le virtù indispensabili al convivere civile: la tenacia, la lealtà, la spontaneità, I’amore per la verità ed il lavoro, la passione per le cose sagge e belle, la scenografica naturalezza che ricorda, con la sua storia, la grande e genuina passionalità espressa nel lavoro, nella bellezza e nell’amore. Del resto, soffermandosi per cercare di “entrare” nelle opere, si scopre nella naturalezza della forma il colore.
E la ricerca che l’ha portato ad esperimentare tutta le possibili vie della comunicazione artistica perseguita e trasformata razionalmente nelle diverse tecniche che adopera con singolari e personali apporti. La sua esperienza è tale che qualunque cosa realizza, con qualsiasi tecnica, induce alla riflessione che porta ad entrare in simbiosi con tutto quello che riesce a disegnare e dipingere nelle sue opere.
Penso che tutto questo sia dovuto al fatto che Iro Goretti non si chiude, come fanno molti artisti, nella propria bottega, ma preferisce uscire, cogliere fuori, vedere, ascoltare, circolare tra la gente che incontra, con cui dialoga per avvertirne le sensazioni che ha dentro, piacevoli o tristi, i diversi umori, quelli spontanei o volutamente studiati, i molti pensieri espressi in liberta e senza un razionale controllo, le improvvise tragedie che ci rincorrono nella vita quotidiana,gli amori che si sognano e che perseguono e caratterizzano ogni istante del vivere.
Nei suoi quadri vi è racchiusa una sua caratteristica: un racconto delle trasformazioni naturali d’ogni giorno viste anche sotto il profilo poetico e sociale in un voluto contrasto di luci ed ombre. È un sentire il suo che mi avvince.
E pertanto, invito anche voi ad osservare i suoi quadri per verificare le avvertite sensazioni.

 

                                                                                  Cav. Casimiro Dell’Arco Talarico  Sanremo, 19 marzo 2004

Il solitario cantore della natura

Iro Goretti è un solitario cantore della natura. Ogni intuizione paesaggistica ben si trasfigura in un costante omaggio al Paradiso Perduto, che si ravviva quando il vento soffia impetuoso e socca un campo di cardi oppure quando il sole rivela, ulteriormente, la bellezza di un prato di papaveri. La luce indugia elegante su masse leggere, fluttuanti, quelle lussureggianti dei campi. La sua narrazione si svolge lungo ritmi emozionali e costanti visioni suggestive, operando tramite una minuziosa descrizione di un germogliare rigoglioso, che trasmette solarità e magnificenza. Nella generosa e raffinata tavolozza di Iro Goretti, si avverte la sapienza di chi fa buon uso del pennello per disegnare fili d’erba armoniosi o altre occasioni portate a compimento da una natura regina, con felici presenze di fogliame d’alberi, di verde primavera. Ogni tonalità è calibrata e sensuale, e c’e in lui autocontrollo del gesto, per cui la ricerca è tutta’altro che lasciata al caso.
Egli sa bene utilizzare cromie accecanti, quelle intense del giallo che abilmente si stempera nel verde, mentre il papavero rosso trasmette la serena soavità di bagliori intermittenti. È questa una sperimentazione che tende a risultati post impressionistici, dove la memoria diviene colore e materia, un tassello di una scenografia infinita. Iro Goretti è maestro di stagioni in fiore, pittore che sa rendere omaggio alla rinascita delle stagioni. anche quando paiono momenti occasionali di una natura allo stato di abbandono selvaggio. Anche in queste occasioni esaspera la trasfigurazione tramite una sequenza di scene suggestive, dove la nostalgia per l’Eden perduto diviene struggente, in quanto è messaggera di sogni fiabeschi. La felicità dell’universo rappresentato da Iro Goretti richiede, comunque, una particolare attenzione, perché sicuramente egli desidera andare oltre alla danza di questi fiori, di questi fili d’erba, per inoltrarci entro la magia della natura ed ascoltarne le diverse voci.

                                                                                                                         Paolo Levi

Iro Goretti: personale al Caffè Piazza Fanti – Città di Castello

In un tempo in cui troppi autori cercano, talora per vie traverse, un proprio percorso artistico che nella migliore dell’ ipotesi reinterpreta e trasfigura la realtà e più spesso la sconvolge arrivando ad esiti espressivi tortuosi se non estremi, Iro Goretti possiede il raro dono dell’immediatezza comunicativa e della forza figurativa.
Certo i natali lacustri devono avergli istillato sin dalla piu tenera età un’idea portante ben precisa della natura e lo devono aver ispirato sin dai suoi esordi pittorici.
Fatto sta che la tecnica messa a punto, e ormai largamente apprezzata in numerose sedi espositive, non solo italiane, individua nell’Autore un autentico protagonista di un’arte paesaggistica che va alla radice del genere per fedeltà descrittiva ma che contestualmente se ne distacca per andare a caratterizzarsi in modo assolutamente originale: attraverso innanzitutto una creatività cromatica che cattura anche l’occhio più disincantato e che approda ben presto a visioni oniriche capaci di narrare al tempo stesso la natura e il superamento della medesima.
Non c’è (quasi) presenza umana nelle opere e ciò rende ancora piu significativa la sua cifra stilistica: il suo modo di sentire e di rendere cieli e laghi, fiori e boschi con una partecipazione così intensa, a volte persino viscerale, ne fanno interprete peculiare e non catalogabile nei risaputi schemi di maniera. Per Goretti si sono scomodate influenze ora impressionistiche, ora del Macchiaioli; si tratta di accostamenti certo legittimi ma che rischiano di non rendere totale giustizia alla poetica dell’Autore che vive di luce propria.
E non sono scorci irenici i suoi o “belle” inquadrature, che anzi il dinamismo in grado di essere colto nelle sue tele svaria dalla dolcezza di una brezza alla calma del riflesso d’acqua, dalla sospensione di un notturno sino all’inquietudine della tempesta in arrivo: ma il tutto con una sapienza “narrativa” capace di produrre autentico coinvolgimento emotivo. Il tratto sicuro, certo son nel modo di porsi, appare però a volte persino imperioso, al punto da fisionomizzare in maniera tangibile, corporea, ognuna delle sue vedute, tanto “fisica” appare tale resa.
Goretti è sinonimo di esplosione di colore: ma non solo. Lo straordinario ventaglio cromatico, ora rutilante, ora rilassante, che propone costituisce la sua dimensione artistica più autentica; ma gli spazi, la luminosità, il gioco delle proporzioni che connotano ogni sua opera ne completano adeguatamente la valenza autoriale.

                                                                                                     Massimo Zangarelli

Associazione Culturale “Il Corimbo”

Credo che per la Pittura non vi siano mezze misure. La Pittura è o non è, è un colpo di frusta o scivola via indifferente, molla o cattura. emozioni e pensieri. E la pittura di Goretti non è certo una pittura concettuale, una sua tela non cattura il pensiero o la ragione, ma di sicuro coinvolge sensi e sentimenti, con la delicatezza del paesaggio, le sue magiche atmosfere e gli scorci di una natura silenziosa e solitaria. Scenari di una natura solo apparentemente disabitata, ma a nostra disposizione per abitarla nel sogno, con la nostra fantasia. Dietro ai suoi quadri deserti (senza uomo) vive nella nostra fantasia, nel nostro sogno), un’umanità varia:  lago sottende le vele e il pescatore, le vallate e i campi il contadino, le strade ed i sentieri il viandante, il calesse e il cavallo, la masseria l’ortolano e la massaia. Per questo credo che la pittura di Goretti è pittura interattiva, che coinvolge il visitatore e lo invita a creare, un verismo semplice e coinvolgente che serve anche ad esercitare ed affinare i nostri sensi, quasi si riesce a percepire: la cultura delle luci e la frescura delle ombre, la fragranza e il profumo dei fiori e del fieno, il calpestio, il vento tra le fronde, il canto degli uccelli.La pittura di Goretti sembra svolgere un’azione terapeutica e benefica, perché il suo messaggio è un messaggio di amore per la natura, un luogo per pensare in silenzio, un rifugio per una riflessione in fuga dal clamore e l’ostentazione che ci assedia.
Le sue tele non sono di un mondo virtuale, ma di quello reale che ci sta attorno e che noi viandanti frettolosi e distratti non possiamo o non vogliamo visitare.

                                                                            Prof.  Angelo Veneziani (presidente)

L’arte di Iro Goretti

Finestre sul mondo mai sazie di spazi, dall’orizzonte più vasto della nostra vista,i paesaggi di Iro Goretti si aprono su scorci di natura silenziosa in cui l’unica musica è l’immensità. Non c’e confine ai suoi cieli azzurri appena screziati di bianche, luminose nubi, ai suoi monti in schiere infinite oltre i limiti della visione, ai colori ultrareali dei suoi campi,dei suoi fiori, dei suoi laghi. Oltrepassando lo stesso legame con i connotati della Natura sensibile, Goretti fa l’acqua ancora più liquida, il cielo ancora più aereo e leggero, il sole ancora più luminoso, ma che non ferisce l’occhio, perché non contende con l’ombra i colori della campagna brillanti come di luce propria e i contorni di piante, fiori, alberi, foglie ancora più nitidi e definiti di come i nostri sensi ce li mostrano. Non è la materia, o meglio la matericità, che interessa all’Artista umbro, non è il peso, la tangibilità; tutto, nelle su opere, aleggia imponderabile, sorge leggero dal suolo come in un paesaggio del Gotico Fiorito; è la struttura intima delle cose l’obbiettivo a cui tende la sua mano, quella attenzione instancabile al particolare, quella ricerca senza posa della composizione della Natura che altro non è che desiderio amoroso.
Le sinuose pieghe dei rami di alberi e cespugli, i petali dei fiori morbidi e irrorati di luce, e soprattutto i fili dell’erba alta, reti tessute da una mano di vento, sono le sfide che la passione di Iro Goretti impone al suo pennello, come se volesse denudare gli elementi naturali, spogliarli oltre la visibilità per mostrarne l’aspetto più segreto che solo il suo amore può scorgere.
Per l’intimità assoluta del suo rapporto con la Natura, alcuni vedono deserti gli scenari dipinti da Iro Goretti; la risposta è ovvia: non sono deserti i paesaggi di Iro Goretti, sono abitati solo da chi li osserva.

                                                                                                             Alfonso Confalone

Iro Goretti e il pittore del Lago

Nel suo panico paesaggio sembra che la ninfa Agilla attenda sulla riva il figlio di Tirreno Trasimeno. I suoi sentieri si inerpicano felici di flora in esplosione, partendo dagli spazi aperti del lago per portarsi laddove la linea dell’orizzonte si congiunge al cielo. La sua natura tenera e delicata, fatta di alberi dalle corpose chiome e di eriche profumate, è sovente punteggiata da rossi papaveri, da ruscelli che cantano degradando a valle e da ciuffi di gialle ginestre. Non di rado il pittore che rimanda alla lezione di Azzinari e di Cascella spettina con il soffio innamorato di Eolo che vuole svegliare Pan le ampie distese, predilette e amate dai turisti tedeschi.
È un pittore che persegue la meticolosità dei dettagli, non tanto per il gusto del precisionismo, ma semplicemente per offrire la poesia di un paesaggio vero. II suo vedutismo ha la bontà di porci nel mare della tranquillità, tenendo fuori pour un clin d’oeil le ambasce del quotidiano.

                                                                                                           Giovanni Zavarella

Tra le file dell’Arcaismo

I paesaggi di Iro Goretti sono fatti di pennellate finissime che accostate tra loro originano un colorismo ampio e di respiro, offrendo allo sguardo la possibilità di osservare la natura mediata da un sentimento lirico del tutto antiretorico. La sensibilità poetica di Goretti affonda Ie sue radici nel territorio d’origine, che tanto lo condizionano nella prima fase ideativa. Applicando poi il colore, l’artista elabora un linguaggio pittorico innovativo, fatto di rapporti cromatici equilibrati in cui le diverse gradazioni di pigmento acquistano un valore significativo. In una sorta di simbolismo del colore, Goretti filtra la realtà attraverso la trama segnica, conferendole una dimensione fiabesca: una luce misurata avvolge il paesaggio raffigurato, gli scorci prospettici guidano l’occhio all’interno della tavola, coinvolgendolo nella narrazione dalla materia cromatica. La veduta originale assume così il carattere di una visione del tutto personale, dove I’artista inserisce gli elementi naturali più cari alla sua poetica e affini alla sua sensibilità. Nelle tavole intrise di luce avvolgente il gesto pittorico trova la sua materializzazione in una sovrapposizione tonale raffinata, che origina un’atmosfera oniricpermeata dal clima nostalgico di un ricordo.

L’equilibrio della composizione, che deriva da una tradizione ben interiorizzata, delinea microcosmi possibili che sono zone di quiete dell’anima, in una concezione pittorica che sembra suggerire come l’occhio possa ancora distendersi tra le impazienze del quotidiano. Allo sguardo, affascinato dalla calibratura dai toni e appagato dall’armonia tra realismo e dimensione lirica, non resta che oltrepassare le finestre illusorie demarcate dalle cornici, per immergersi in una muta e grandiosa immensità.

Paolo Levi – da “Tra le file dell’arcaismo” Elede Editrice

Recensioni

Iro Goretti si è costruito uno stile riconoscibile
…Nei quadri di Goretti ci sono i suoi luoghi (il Trasimeno, le sue colline) ma anche amenità di questo lembo tosco-umbro di sorprese e incanti naturalistici. Ci sono le sue viste, le sue visioni, il coraggio, la sensibilità di dare realismo al segno ma soprattutto di dare al reale un segno nuovo vorace e avvolgente in spirali di tratto o ammorbidimenti armonici. Ci sono i colori, i colori che si agitano, si scompongono in uno pneuma improvviso e denso … ci sono i fili d’erba euritmie e numerabili tanta è la cura compositiva … E poi i cieli. I cieli! Si sfumano e si bloccano, si muovono, si addossano, si tagliano e si stagliano tra nuvole e graduazioni scivolanti e docili, il tempo! il tempo: movimento e immediate, scultura cromatica e riflesso, ricerca affannosa e “stile al caos” (P.P. Pasolini). II vento e il silenzio: strepito delle forre e asciutta immobilità naturale, fruscio e sussurro che si immagina e ci immagina. Incanti e disincanti. Vento e silenzio costante e nervosa presenza-assenza, filo rosso che lega tutti i quadri che non inventa una nullificazione del reale ma una percepibile mancanza immaginifica. II pittore costruisce un universo istantaneo timbrato dalla forza dirompente della natura, macchia e segno di colore accostato con devoto coraggio ed elegante soluzione formale:
Iro Goretti si è costruito uno stile riconoscibile, riconosciuto, identificabile identificato, uno stile pittorico personalissimo e vivo che regola e regala quel senso romantico e animate della realtà violentandola in una fuga spontanea (maturata in anni di prove) da un manierato realismo fotografico … Mi dimenticavo … Nei suoi quadri rifulge il suo animo garbato e vitale, i suoi modi dolci, le sue parole lente e misurate, la sua emozione, le sue paure … Ci sta un uomo vero dirimpetto la tela (accanto alla tavolozza). Ed e il colore più bello, specchio di Alice delle sue forsennate lacrime e sorrisi di stupore e placida e salvifica noia.

Albano Ricci – («L’Etruria». 12 agosto 2000)

Anche alla Galleria “Gino Severini” Iro Goretti

Ho visitato la mostra di pittura di Iro Goretti presso la galleria “Severini” a Cortona. Ho parlato con l’autore e ho scoperto che è un pittore passignanese al suo esordio come espositore… ho scoperto che sarebbe rimasto in quella galleria fino all’ 11 agosto e che era lì dal 5 agosto… ma ho scoperto anche che la settimana prima aveva presentato la sua personale presso la galleria “L. Signorelli” sempre in Cortona…
Leggendo l’ultimo numero di questo giornale ho scoperto che un mio carissimo amico (Albano Ricci, non sono sua sorella) aveva già parlato di quella prima settimana di esposizione. Ho letto con soddisfazione le sue note scoprendo assonanze ai miei gusti e percezioni similari ai miei occhi.
Avevo annotate delle idee sui quadri di Goretti imbevute di accademici anni di storia dell’arte eppure si sposavano alle segnalazioni poetiche di Albano… Eppure vorrei aggiungere un piccolo mio personale “di più” su questo pittore: le mie altre scoperte.
È un caldo sole di maggio quello che regala un po’ del suo colore alle ginestre delle sue tele… ginestre pastose che volando sono arrivate lì e lì si sono posate rimanendo immobili… aleggiando sopra eterei filiformi ramoscelli mossi da un leggero vento che li cristallizza. È un’atmosfera immota quella che si adagia sopra paesaggi che sono ricami di campagna a tratti veloci quasi da impressionisti, in quei tocchi di rosso che sono papaveri, in quei verdi che sono fili d’erba a centinaia, in quei colori che sono la nostra campagna. Tutto ciò si esalta in scorci angolari dal sotto in su dove sembra che la sottigliezza delle pennellate che si slanciano verso un limpido cielo si stia per smaterializzare in una visione che sta fra cielo e terra, fra “realismo” e non realismo, com’e del resto tutta la pittura di Iro Goretti… non classificata e non classificabile, ma aperta a molteplici stati d’animo.

Tante cose si scoprono in un quadro e in un pittore.

llaria Ricci («L’Etruria», 31 agosto 2000)

Sono belle le cose

Iro Goretti ha presentato con successo le sue opere per il secondo anno consecutivo presso la Galleria Severini a Cortona dal 28 luglio al 3 agosto
È tornato ad esporre nella nostra città il pittore umbro Iro Goretti. Con i suoi oli su tavola pieni di “vento e silenzio” (espressione che lo fa sorridere di complicità). È tornato a distanza di un anno con una collezione nuova in cui la sua tecnica si è sapientemente fortificata e il suo coraggio minimale ha preso eleganza e sorriso.
Non è manierismo il suo ma spirale di sensi e di ammiccamenti muti, gentili, in cui gli elementi energici e le passioni inconsulte si mutuano in armonie internazionali che squarciano provincialismo e causticità per comunicare i loro colori, i loro rumori, il loro assistere al panta rei che spiazza, cogliendo in questo flusso panico il poco prima, il poco dopo, mai il fulcro… quasi non ci fosse un centro… ma solo spiragli da cui rubare con gli occhi… in quegli infiniti momenti che non vengono considerati… invisibili che invece sono motore e per questo centro vorticoso del mondo.
Immaginiamo la sua prospettiva, quasi nascosta, le sue braccia emozionate-solleticate dal vento, tra l’erba che copre e scopre ad inondarsi dei riccioli e degli accenti nascosti delle cose, facendo saltare in aria il kronos. E quando succede questo dobbiamo esserne tutti grati. Intanto con un tratto che si fa voce di miele ci sembra sussurrare “Sono belle le cose”. Queste, le sue, senz’altro.

Albano Ricci («L’Etruria», 15 agosto 2001)

 

Iro Goretti ancora a Cortona

Nuovo successo per la personale di pittura presentata a
Palazzo Ferretti dal 25.9 al 1.10 2001

Con i primi vagiti con il settembre che ti spinge al muro con garbo e cura, le sue sere un po’ vigliacche, l’odore nuovo e pieno di frutti maturi, il gusto selvatico di una campagna, di una collina, di una montagna colorata e compagna della natura cortonese… è tornato semplicemente com’è nella sua indole con i suoi modi gentili e i suoi quadri eleganti preziosi.
Iro Goretti e Cortona un connubio spirituale e artistico, una città che gli ha dato lustro e a cui regala con le sue mostre un tocco di prato, una goccia di fiore, un vento che non spaura.
Questa e la forza panteistica, il destino che tende all’infinito,al mondo nascosto dei sentieri dell’incanto, dell’inumano, della vista compiaciuta, dello scorcio che rianima.Iro Goretti è tornato per introdurci con leggerezza all’autunno con i suoi venti mozzati. È un piacere incontrarlo, salutarlo, commentare con poche parole una creazione, un’intuizione, un taglio di cielo o di luce. Constatare il mondo perfetto e silenzioso che si muove – intorno a noi – e che forse non abbiamo più il tempo e gli occhi per guardare.Di questi miracoli sono dischiuse le mostre del passignanese Goretti e di questo educate piacere preferisco allattarmi e preferisco credere nonostante anche il settembre giallo e d’uva ci abbia sorpassato e tutto il resto e quasi inverno, non solo queste strade di provincia, i nostri cuori, i nostri giornali, tutto ahime…

Albano Ricci («L’Etruria». 30 settembre 2001)

 

II paesaggio affabulante di Iro Goretti

II paesaggio di Iro Goretti è un tripudio di poesia affabulante. Laddove le colme chiome degli alberi si lasciano pettinare e le distese di eriche morbidamente recline si accompagnano al soffio di Pan, quasi come a volere modulare e rivelare armonie affatate. Che magari insorgono dal tranquillo mormorio di un calmo ruscello che precipita a valle e su cui s’inchinano ciuffi di teneri fiori innamorati e s’inclinano morbidi rami assolati. II pittore del lago Trasimeno con aggraziato taglio cromatico visualizza figurazioni panoramiche, dove plana sovrano il silenzio valoriale della memoria “leddiana” che riconcilia l’uomo alla bellezza di un creato, non disturbato dall’abuso della violenza antropologica. Non persegue Goretti un progetto cerebrale di rimando razionale con complicanze esistenziali, ma semplicemente l’emozione e la commozione di creatura a fronte del mistero di bellezza creata. E non è poco. Per lui. Per noi. Per coloro che inseguono l’oltre dell’apparire: la percezione dell’esistere. E lo fa per il tramite di una distribuzione cromatica tenera e delicata. I toni sono sempre caldi e solari, e non esplodono mai in violenti consistenze. Goretti è un poeta del colore, uno spirito spontaneo che non si lascia mai tracimare dalla ragione. Le sue figurazioni paesaggistiche propongono spazi aperti e distese fiorite, rimandando magari ad Azzinari e alla tecnica della puntinatura. Con animo certosino costruisce e ricostruisce il paesaggio e il panorama. Da cui insorge un’atmosfera incantata, panica, lirica. Quasi inventata da un pennello che rifiuta il cerebralismo. Le sue tavolozze non trascurano i particolari, e i fili d’erba; i delicati fiori che si arruffano compostamente propongono la magia di un cuore innamorato del suo essere e del suo fare poesia del colore. Senza presunzione. Con il semplice obiettivo di soddisfare le insorgenze di un animo semplice. Degli animi semplici. Con il rifiuto della concettualista e dell’astrattismo. Può sembrare non molto alla critica spocchiosa. Ma a Goretti interessa osservare l’intorno di bellezza per elaborare moment! di semplice poesia pittorica.

Giovanni Zavarella («Il Giornale dell’Umbria», I giugno 2002)

 

Visualizza l’incanto di prati fioriti a dismisura
o spazi azzurri a perdita  d’occhio

A Iro Goretti il premio speciale di pittura alla terza quadriennale
“Omaggio a Roma”

In un mondo che corre sulle ali del consumismo e dove a farla da padrone e il pragmatismo utilitaristico, ogni manifestazione d’arte, piccola o grande che sia, ci aiuta a vivere frammenti di bellezza, di idealità. Di sogno o di realtà. Di colore, di fiaba. Ma sempre con un pizzico di aiuto sulle ambasce del vivere quotidiano.
E la pittura di Iro Goretti va nella direzione di un progetto paesaggistico dove l’uomo può riposare le “stanche membra” e per vivere una dimensione di obliata naturalità.
Con spontanei rimandi alla estetica creazionale.
Iro Goretti non si preoccupa di cogliere gli aspetti ermetici o cerebrali della realtà; si limita con la sua preziosa e attenta pennellata a visualizzare l’iclinato di prati fioriti a dismisura o spazi azzurri a perdita d’occhio. Auscultando lo zeffiro sereno che sommuove le tenere e delicate fronde di alberi che d’intorno perimetrano il lago Trasimeno. O intercettando con il suo fare pittura il canto di un limpido ruscello che scende a valle, cullando eriche e fiori che si chinano per lasciarsi lambire. E lo fa con un trasporto semplice, ma non per questo meno affascinante. Sa cogliere con alcuni dettagli di contrasto coloristico, i silenzi di spazi smisurati.
Sicuramente è un poeta del paesaggio umbro. Di quella Umbria tenera e delicata del Lago che tanto fascino suscita nel viaggiatori teutonici. Che sempre più frequente vi pongono dimora, scoprendo e riscoprendo tutta intera l’architettura contadina.
E con questo contesto pittorico Iro Goretti va interessando sempre più la critica d’arte, dentro e fuori dei confini amicali.

Apprendiamo che la Giuria, presieduta dal dott. Guido Improta, Direttore dell’Azienda Promozione Turistica di Roma, dott. Roberto Amen, Giornalista RAI TV, dott. Marco Mangeluca, Pubblicista e giornalista, prof. Bruno Cosignani, dott.ssa Rosanna Carrai, Direttrice del Museo delle Cere di Firenze e Marisa del Fante gli ha assegnato il 1° Premio Speciale di Pittura alla 3° Quadriennale Omaggio alla Città di Roma. Inoltre la Giuria della Rassegna d’Arte e Letteratura in Versilia nella Finalissima Natale 2002, formata dal prof. Franco Pedrinzani, prof. MauricoTesti, prof. Antonio Simonetti, prof. Bruno Regali, prof. Bruno Cosignani, dott. Renato Cosignani, Marisa Del Fante gli hanno attribuito il 1° premio di pittura.

Giovanni Zavarella («Il Giornale dell’Umbria», 11 febbraio 2003)

 

Iro Goretti e il pittore del lago

La sua tavolozza che rimanda alla poesia paesaggistica e panica di Cascella e di Azzinari, registra un morbido spaccato naturalistico, laddove a farla da padrone sono i dolci declivi che digradano verso la poca increspata superficie lacustre del Trasimeno. I suoi paesaggi sono punteggiati da musicali ruscelli che scorrono armoniosi verso valle e che sono lambiti da innamorate erbe recline. Non di rado le sue distese di spazi senza orizzonti costruiscono spazi poetici, animati da verdi erbe, da fiori dai multicolori che tendono innamorati le loro corolle verso l’azzurro del cielo. Quasi come a volersi ricongiungere al proprio Creatore.
Dai dipinti di Iro Goretti che potremmo ammirare dal 18 aprile 2003 nella Sala delle Logge di Assisi, insorge un silenzio valoriale che ci concilia e riconcilia con la natura: non tanto per uno pseudo ambientalismo di maniera, stucchevole e caramelloso, quanto per l’essenzialità della natura e delle sue creature nella logica vitale e dinamica dell’andare dell’uomo sulla terra.
II quadro di Iro Goretti si anima, e per un taglio estetico che concorre a diradare le ambasce del quotidiano, e da una sorta di animazione creaturale, dove si riesce a cogliere, qua e là, lo zefiro sereno che spira tra le chiome degli alberi e tra le ondulate eriche.
Sembra ascoltarvi la discreta musica delle acque che rimbalzano di sasso in sasso, il frinire di liberi uccelli in volo. Insomma si è immersi in uno stato di piacere dove perdersi per vivere una dimensione d’amore naturale.
Non è pittura cerebrale. E la natura e il paesaggio che si fanno poesia. E in tempi di inquinamenti generalizzati rifugiarci, per un attimo e magari per illuderci, nella bellezza di una natura incontaminata non può che farci bene.

Giovanni Zavarella («Il Rubino», Marzo 2003)

 

Con stile e tecnica diversa visualizzano la poesia
della natura del paesaggio

Alla Galleria “Le Logge” di Assisi mostra dei pittori Iro Goretti e Valerio Bucaletti

Dal 18 al 27 aprile 2003 la Galleria “Le Logge” di Assisi ospiterà la mostra di due pittori. Si tratta di Iro Goretti e di Valerio Bucaletti che con stile e tecnica diversa visualizzano la poesia della natura del paesaggio.Goretti è il pittore-poeta del lago Trasimeno. La sua tavolozza visualizza semplicemente le calme distese acque azzurre che rimbalzano cromaticamente su un tenero paesaggio punteggiato da esplosioni di gialle ginestre e da teneri ciuffi di fiori pettinati da un vento che sembra essere il sospiro della natura. Con un’occhio incantato e sognante Goretti registra il trionfo dei colori affabulati di ottimismo di una fiaba, laddove insorge Pan che gioca con pudiche corolle e morbide eriche. Con un cuore innamorato ausculta il respiro di una brezza lacustre e il mormorio di ruscelli che scendono per i fertili colli con il desiderio di ricongiungersi al Trasimeno, figlio di Tirreno.La tavolozza non propone cerebralismi o concettualismi. È semplicemente la fotografia di quello ch’entro si desidera per vivere attimi di evasione del quotidiano.

Giovanni Zavarella («Il Giornale dell’Umbria», 10 aprile 2003)

L’ artistica

Nel borgo medioevale di Piedicolle, ai piedi di Collazzone, le opere pittoriche dell’artista Iro Goretti caratterizzano fino a domenica la cantina messa a disposizione dall’attrice Eva Fazi. È la XXIV edizione de «L’artistica», una manifestazione ideata dalle Acli locali e provinciali e dedicata ogni anno ad un artista.

(«La Nazione», 28 giugno 2003)

 

La magia delle opere di Iro Goretti

Todi: Successo per la XXIV edizione de “L’Artistica” di Piedicolle

Da domenica a domenica (21-29 giugno) le magiche opere pittoriche dell’artista Iro Goretti illuminano d’immenso la “cantina” di Eva Fazi in quel di Piedicolle, suggestivo borgo medie-vale ai piedi di Collazzone. È la XXIV edizione de “L’Artistica” di Piedicolle ideata dalla poliedrica quanto gentile signora Fazi ed organizzata dalla Acli locali e provinciali.

Ogni anno un artista diverso e nel 2003 i quadri di Iro Goretti da Passignano offrono al visitatore un autentico”tuffo” nella lussureggiante quanto variegata natura della terra umbra. Quasi un inno, un ringraziamento ad un così grande dono adesso sottovalutato e sotto utilizzato rispetto a quanto se ne potrebbe ricavare per una migliore qualità della vita. La settimana, l’evento tra i più duraturi e qualificati dell’Umbria, si caratterizza anche con momenti di cornice comunque finalizzati alla gioia di vivere nella convinzione che l’amore per le cose belle aiuta la vita ed alimenta la speranza.

(«Il Giornale dell’Umbria». 28 giugno 2003)

Mostra personale del pittore Iro Goretti, nato e vissuto sulle rive del Trasimeno, tra Tuoro e Passignano, ritrae e filtra attraverso la sua visione del mondo soprattutto paesaggi e la natura.
Il risultato sono opere in cui alla sapienza tecnica si unisce un profondo senso poetico, vedute, soprattutto lacustri, splendidi notturni, oliveti e prati non sono semplici ritratti stile cartolina, ma raccontano un complesso mondo interiore.

Frazione Piedicolle, nell’ambito della “Settimana artistica”. La mostra rimarrà aperta fino al 29 giugno, tutte le sere dalle 21 alle 23. Ingresso libero.

(«Corriere dell’Umbria», 28 giugno 2003)

 

Successo a Piedicolle per l’«Artistica»

Coniugare idee, azioni e servizi come «arte» per il bene comune. E un po’ questo lo slogan che continua ad ispirare Fazione delle Acli nel territorio e che viene riproposto con identico successo ormai da 24 anni a Piedicolle di Collazzone per la tradizionale «Artistica».Qui, nella cantina dell’artista Eva Fazi, ogni anno vengono ospitate opere diverse (questa volta è toccato alle tele di Iro Goretti) accanto a momenti di poesia e teatro dialettale che hanno visto di nuovo protagonisti Cicuti, Gentili,Torini, Fazi, Brini e la compagnia «Nun semo guente». Successo anche per le serate gastronomiche e per le «microstrambate» dell’intramontabile speaker delle Acli Same Filippetti. Numerose le autorità intervenute.

(«La Nazione», 22 luglio 2003)

Oggi il Ctf organizza riunione di poesia

L’associazione Ctf e altre realtà del territorio organizzano per oggi (ore 17) un’incontro culturale itinerante che si terrà al ristorante “La Tavola Rotonda” di Santa Maria degli Angeli. Saranno lette le poesie di Franca Carmignani e si potrà ammirare la mostra di pittura di Iro Goretti. Si parlerà anche di piatto di Sant’Antonio.

(«Corriere dell’Umbria», 20 febbraio 2004)

 

Esplosioni floreali di Iro Goretti

II Paesaggio non di rado è stato un elemento di grande fascino per i pittori. Sin dalle fasi della pittura primitiva il panorama e la sua flora hanno ispirato tanti artisti. Non c’e secolo pittorico che non registri creativi che si sono interessati a rappresentare e a trasfigurare in immagini ciò che l’occhio e il cuore vedeva e percepiva. Magari nell’accezione locale e provinciale. Basti pensare al ciclo giottesco ad Assisi; al Perugino, a Gozzoli per comprendere quanta importanza ha avuto il paesaggio nella composizione pittorica.

Ed oggi sono tanti coloro che si lasciano trasportare dalla bellezza del paesaggio umbro. Più importanti e meno importanti.

Una di queste voci locali che visualizza e interpreta l’incanto e la magia del paesaggio che perimetra il lagoTrasimeno è Iro Goretti. Che dal privilegiato osservatorio di una delle morbide colline circostanti visualizza, con  occhio e cuore  innamorato,  le mosse  chiome di filari di olivi che dolcemente  s’inerpicano e manti di  eriche in fiore, accuratamente  pettinate da un meticoloso pennello che  nulla lascia  all’immaginazione.

Iro Goretti che ricorda per la panicità delle sue colme distese umbre, l’esito di un artista nazionale quale è Azzinari, propone risultanze di rara fattura e di una tenerezza estetica che rimanda alla poesia del paesaggio. Laddove si scoprono discreti sentieri e musicali ruscelli che scendono a valle per ricongiungersi innamorati al Trasimeno.

La pittura di Iro Goretti non intende sommuovere le cerebralità e Ie ragioni di una pittura engagée. Si limita a proporre la bellezza di esplosioni floreali dove insorgono il rosso incendiato del papavero o il giallo corposo e turgido delle ginestre. È pittura che colpisce l’occhio e il cuore. Per offrire generosamente sensazioni ed emozioni di bellezza. Senza la presunzione di progettualità concettuali. Per esorcizzare per  un momento le ambasce del quotidiano, per dimenticare la violenza del quotidiano, per nascondere la barbaria di una radente pragmatismo che tende a spingerci nell’utilitarismo. Nel vuoto evasivo, nell’effimero senza bellezza. E in tempi come i nostri il disegno minore, che minore non è, di farci godere un attimo di pura bellezza, non e cosa da poco.

Giovanni Zavarella
          «Umbria Settegiorni». 20 febbraio 2004”

Hanno parlato di lui

– ARGELIER GERARD
– BELGIOVINE MARIA ROSARIA
– CHETTA FRANCESCO
– CIOCI ADRIANO
– CRACAS ViTO
– FESTUCCIA LUCIANO
– GAGGIANO ANTONIO
– LEPRI LUCIANO
– LEVI PAOLO
– LUCCHI MARIA
– PAPI LUIGI
– PARACUCCO MONICA
– RICCI ALBANO
– RICCI ILARIA
– TALARICO DELL’ARCO CAV. CASIMIRO