• Biografia

Nella metà del ‘500 la famiglia di Francesco dei Mariotti, originaria di Isola Maggiore sul lago Trasimeno, si trasferì sulle colline orientali di Tuoro innalzandovi una robusta casa-torre, tutt’ora chiamata “La Mariottella”. I Mariotti furono una famiglia importante che dette numerosi nomi illustri  a Perugia, fra i quali quell’Annibale Mariotti che nel ‘700 fu uno dei principali storici del territorio. Con la progressiva urbanizzazione la Mariottella venne lentamente abbandonata dalla famiglia di origine: successivamente ampliata, divenne un caseggiato abitativo ad uso principalmente di fittavoli, contadini ed operai.

Iro Goretti

E’ lì che nacque, ignaro di tutto questo processo storico, Iro Goretti, il 10 ottobre del 1945, da Giuseppe, detto Memmo, e da Maria, chiamata Concetta, secondo l’uso da tempo consolidato di sostituire il nome, spesso patronimico, con uno di maggior gradimento. Dopo cinque anni alla Mariottella, allora quasi campagna anche se a ridosso del paese, la famiglia si trasferisce nella vicina Vernazzano, dove la torre prendente ricordava al borgo e ai passanti quanto era stato importante l’antico castello, capitaneria militare dello Stato Pontificio. Quel periodo di forte contatto con la natura, fra alberi possenti e prati fioriti, lasciarono un’impronta indelebile nel già predisposto animo di Iro: traccia che, come un’ombra colorata ed odorosa, tornerà a riproporsi impellente negli anni della piena maturità fissando il leit-motif del suo percorso artistico.

Intanto Memmo ha difficoltà a trovare lavoro, ed è obbligato a trasferirsi in Lussemburgo dove resterà per dieci anni, mentre Concetta, con Iro e sua sorella Anna, raggiungono la loro residenza finale, pochi chilometri più ad est, a Passignano sul Trasimeno.

Nel paese c’è un Istituto per l’Avviamento Industriale, che sembra essere la via più breve per accedere al mondo del lavoro, ed a metà degli anni ‘60 comincia per Iro il lungo periodo di operaio in fabbrica. Un rapporto antitetico, contrapposto alla conduzione di una vita esterna scandita da ritmi meccanici, e la spinta urgente di un’impellenza interna verso un mondo sensibile che in lui poteva esprimersi con la forma e il colore del disegno e della pittura: un’istanza che non si era mai assopita. Nonostante le lunghe giornate di lavoro, il poco tempo libero fu presto occupato a realizzare marine e notturni sul lago, il paesaggio abituale al quale erano associate le sue prime e più forti impressioni, e che in fondo costituì il soggetto al quale Iro rimase sempre legato.  Un hobby che aprì una finestra luminosa nella sua quotidianità, anche se, per un periodo piuttosto lungo, rimase tale e non fu mai preso in considerazione come alternativa al suo lavoro abituale.  Quasi tutte le opere venivano puntualmente regalate a parenti e amici.

Nello Studio di Passignano sul Trasimeno

Il 1997 è l’anno della svolta, e comincia con un lungo periodo di riflessione, o se vogliamo di incubazione, durante il quale comincia a guardarsi intorno, ma soprattutto a cercarsi dentro, e comprende che la pittura ormai non può più considerala un hobby, ma un’emozione così pressante da essere destinata a diventare il vero scopo della sua vita.  E’ come se la natura, fino ad allora soltanto accarezzata, lo reclamasse imperiosamente con le sue mille tentazioni di luci, di forme e di colori.  Ci vogliono due anni e innumerevoli tentativi prima di capire non cosa raccontare -perché i contenuti erano già dentro di lui-, ma come farlo, quale avrebbe potuto essere il vestito pittorico che esprimesse al meglio la sua emozione. Due anni perché comincino a delinearsi e prendano consistenza, prima nella sua testa e poi attraverso le sue mani, quelle che saranno le future storie da descrivere con la forma e con il colore: la semplice importanza di un filo d’erba, l’avventura delle margherite su un prato, la danza dell’ulivo secolare, lo slanciarsi verso l’alto di fiori rossi in tutta la loro splendida arroganza. Si guardò intorno e si accorse che i soggetti da dipingere erano tutti lì, a sua disposizione: bisognava soltanto accorgersene e rivelarli. Un periodo di tempo durante il quale fu importante anche l’appoggio e la spinta della moglie Nella e della figlia Monia, sue prime fans.

Cominciò così il suo personalissimo stile, che fu presto notato da alcuni galleristi e critici d’arte, e, dietro loro consiglio, nel 1999 venne allestita la sua prima personale alla Galleria “Signorelli” di Cortona.

Fu un immediato successo. Il suo modo semplice, eppure  così  personale e particolare, di illustrare il vibrare di un riflesso di sole su di un prato o il naturale e delicato sbocciare dei fiori, gli dette subito un consenso ed una notorietà che certamente non si aspettava, almeno in quella misura. Cominciarono a susseguirsi mostre personali e collettive in  numerose città italiane ed estere, cominciò il lungo elenco di collezionisti che vollero condividere con lui le sue emozioni dipinte, un ritorno alla formula base della vita che almeno qui non è rivolta alle fisse strutture meccaniche o informatiche che stanno segnando sempre di più i nostri ritmi biologici, alterandone il significato primario.

Presto iniziarono ad occuparsi di lui critici d’arte, riviste specializzate e testate giornalistiche, accompagnandolo puntualmente nel suo peregrinare artistico.

Da qualche anno Iro Goretti ha il suo Studio a Passignano sul Trasimeno, ed entrarvi è un po’ come togliersi le scarpe in una giornata di sole e passeggiare a piedi nudi su un prato fiorito.